Si chiama “Pekorase Italia – Germania” il progetto da 3 milioni e 300 mila euro presentato dal Consorzio per la tutela del formaggio Pecorino Romano per far conoscere, gustare e apprezzare il Pecorino Romano DOP in tutto il mondo. Conquistato il terzo posto nella classifica tra le proposte dai 27 Paesi membri dell’UE, l’iniziativa mira a promuovere un percorso di innovazione e internazionalizzazione del prodotto in nuovi mercati.
“Pekorase” è solo una delle declinazioni di una grande visione che punta ancora più in alto, oltre i confini europei, passando per Stati Uniti e Canada fino al lontano Giappone. L’idea nel complesso ha richiesto un investimento di 11 milioni di euro e ben 4 progetti distinti: Pekorase al momento è l’unico in partenza, mentre dei restanti non si conosce ancora l’esito.
Se ancora non era chiaro, il Pecorino Romano DOP è il primo ingrediente della ricetta che cucineremo insieme durante l’evento Una ricetta a prova di futuro. Oltre la resilienza, la competitività riparte dalle operations del 18 febbraio dalle ore 17 con Oracle e lo Chef Max Mariola, un prodotto che lo stesso Consorzio vuole promuovere a livello internazionale, rispettando papille gustative e tendenze dei Paesi e mercati di riferimento.
Negli ultimi anni il Consorzio ha puntato sull’evoluzione qualitativa del prodotto, differenziando le produzioni per intercettare nuovi consumatori e proponendo varianti alla ricetta originale. Dal Pecorino a ridotto contenuto di sale (Extra), a quello con 14 mesi di stagionatura (Riserva), da quello di Montagna fino al monoporzione (battezzato Snackorino). Insomma un Pecorino per ogni palato che mantiene viva la tradizione ma che abbraccia anche un pizzico di innovazione, fondamentale per mettere il cliente al centro.
Pekorase Italia – Germania
Il progetto – del valore di 3 milioni e 300 mila euro – è finanziato al 70% dall’Unione Europea e partirà tra gennaio e febbraio 2021. Le aree di interesse saranno Italia e Germania e, soprattutto nel Belpaese, l’obiettivo sarà quello farlo apprezzare come prodotto da tavola di qualità e gourmet attraverso l’attività di pubblicità, eventi con l’Associazione Professionale Cuochi e concorsi per chef e istituti alberghieri, tra le altre cose.
Pecorino romano DOP: un prodotto trasversale tra Francia, Inghilterra, Giappone, Usa e Canada
Chizu è il nome scelto per la promozione in Giappone che durerà tre anni. Il Pecorino Romano DOP entra nelle cucine dei ristoranti di Tokyo con una serie di iniziative tra cui fiere e manifestazioni, eventi e programmi televisivi.
Rosafi è invece l’iniziativa per il mercato di Usa, Italia, Germania, Francia e Regno Unito che dopo 3 anni avrebbe dovuto concludersi nel 2020 ma, a causa del Coronavirus, continua fino a Giugno 2021. Propaseu invece punta al mercato canadese e statunitense. In Usa, in particolare, l’obiettivo è la crescita nel mercato delle speciality e la sempre minor presenza in quello industriale. Finanziato all’80% dall’Unione Europea, conta diverse attività tra cui workshop dedicati a professionisti del settore, incoming di giornalisti e trade provenienti da USA e Canada e promozione nei punti vendita dei due Paesi.
Una best practice di customer centricity che sottolinea l’importanza di ascoltare e rispondere ai bisogni del cliente, uno degli elementi chiave anche per Oracle che avrà modo di approfondire durante l’evento del 18 febbraio “Una ricetta a prova di futuro”.
Un esempio di customer centricity applicato alla supply chain secondo Oracle
La customer experience oggi è fondamentale per ogni azienda ma… cos’è esattamente? In un articolo comparso sul blog di Oracle viene definita come l’insieme di percezioni che un cliente ha nei confronti di un’azienda durante l’acquisto e l’utilizzo di un prodotto specifico.
Come si può collegare questo alla supply chain?
Molto semplice: se un potenziale customer ha avuto problemi di consegna o di qualità del prodotto, è probabile che non tornerà a comprare più dall’azienda in questione e cercherà alternative.
È chiaro che anche la supply chain ha un impatto sulla customer experience sia nel B2B sia nel B2C. Il consumatore è sempre più connesso e mobile e le catene di fornitura devono essere agili per soddisfare e superare le sue crescenti aspettative. Oggi basta un commento negativo sui social media per creare un danno al marchio: un problema anche a livello di supply chain può impattare rapidamente sull’immagine corporate.
Questa è la ragione per cui è necessaria una mappatura del percorso della catena di approvvigionamento (Supply Chain Journey Mapping). Dal momento di ricerca di informazioni sul prodotto all’acquisto fino al post-vendita, la supply chain ha una grande influenza sull’intero processo: si interessa non solo di evadere l’ordine, garantire che arrivi nei tempi e modalità concordate ma anche di eventuale assistenza, ritiro per il reso e di promozioni commerciali all’interno del supply chain planning per stimolare le vendite.
La sfida più grande è quella di garantire che tra il momento dell’acquisto e l’utilizzo/manutenzione del prodotto, la customer experience sia all’altezza delle aspettative, anche grazie al corretto funzionamento della catena di fornitura.
Il supply chain journey mapping in sostanza consiste nella mappatura di dove, come e quando si interagisce con l’azienda. Senza una corretta analisi che metta il cliente al centro, il rischio è quello di non attrarre il consumatore e perdere autorevolezza ma anche di sprecare l’occasione di modificare un elemento che potrebbe avere influenza positiva nella customer journey. Il segreto per innovare e mettere il cliente al centro sta nel guardare la supply chain dal punto di vista del consumatore con un approccio “outside-in”.