Secondo un report dell’Università di Sheffield l’impegno nei confronti dei lavoratori non è sufficiente
I ricercatori dell’Università di Sheffield hanno rilevato che, nonostante le aziende del settore della moda stiano prendendo l’impegno di pagare un salario minimo ai lavoratori nelle fabbriche di abiti delle proprie supply chain, nella pratica questi impegni non vengono realizzati. Lo riferisce Charlie Hart in un articolo per Supply Management.
Il report ha analizzato gli impegni presi da 20 marchi della moda, inclusi Adidas, H&M e Primark, e sostiene che «mentre le aziende tessili hanno dichiarato impegni ambiziosi rispetto al pagamento di un salario minimo nelle loro supply chain globali, non sono all’altezza delle promesse quando si tratta di compiere azioni significative per mettere in pratica gli impegni presi».
Molte aziende hanno esternalizzato i propri impegni per il salario con delle iniziative esterne, invece di cambiare le proprie pratiche di acquisto core, afferma il report, aggiungendo che «è molto improbabile che questa strategia porti dei cambiamenti significativi finché resteranno in vigore alcune delle pratiche chiave che portano a stipendi minimi troppo bassi, come approvvigionamenti non responsabili (inclusa la riduzione della finestra di prezzo e produzione) e una distribuzione iniqua del valore».
La maggior parte delle iniziative esterne è affidata ad associazioni volontarie composte da diversi stakeholder, inclusi aziende e organizzazioni della società civile, che cercano di stabilire e far rispettare determinati standard lavorativi, inclusi i salari, tramite accordi e monitoraggi. Secondo il report, ognuna di queste associazioni è differente, ma è importante notare che nessuna ha potere vincolante per legge e perciò gli impegni presi attraverso di esse sono di difficile realizzazione.
Il report ha anche rilevato una scarsa applicazione dei diritti di libertà di associazione, cosa che potrebbe togliere ai lavoratori il potere di protestare rispetto alla mancata retribuzione di un salario minimo. La scarsa trasparenza nella supply chain, l’incoerenza e la confusione sulla definizione del salario minimo e la mancanza di un benchmark in questo ambito sono altri elementi che ostacolano i progressi delle aziende nel rispettare gli impegni presi.
Secondo l’International Labour Organisation, i lavoratori dell’industria tessile nel mondo sono 60 milioni, di cui il 60% circa è concentrato in Asia.