intervista di Micol Barba a Mario Sommariva, presidente Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Orientale (porti di La Spezia e Marina di Carrara)
Mentre la capitale ucraina è sotto assedio e al momento non si conoscono le prossime mosse del presidente russo Vladimir Putin (sono le 21.00 di venerdì 25 febbraio, mentre vi riporto questa intervista di un paio d’ore fa ndr) proviamo a comprendere le ripercussioni che questa invasione provocherà al comparto dei trasporti a livello mondiale e nazionale, per supportare la nostra community nel delineare implicazioni e risvolti di questo complesso scenario.
“Sicuramente possiamo dire che piove sul bagnato”, esordisce amaramente Mario Sommariva, presidente Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Orientale, “la supply chain è stata assolutamente sconvolta dalla pandemia che ha portato ad una serie di fenomeni che si sono riversati sul traffico globale dei container, dalla crescita esponenziale dei noli marittimi, alla concentrazione oligopolistica del mercato, al congestionamento dei terminal. Si tratta di un trend che ha investito tutti i porti europei, compresi quelli italiani, e non solo la west coast americana, come spesso si pensa.
A questo scenario, si aggiunge ora l’aumento del costo del gas e del gasolio che va ad aggravare soprattutto la situazione dell’autotrasporto. Nei prossimi giorni avremo nuovi fermi, oltre a quelli che si stanno già verificando. Il fenomeno si sta allargando a macchia d’olio e in questo momento non vedo risposte politiche volte a trovare soluzioni efficaci.
Inoltre, la guerra in Ucraina avrà effetti importanti sui traffici diretti e alcune tipologie di merci, quali petrolio, grano, prodotti siderurgici e metallurgici in generale, dal momento che l’Ucraina è un grande produttore anche di semilavorati.
Non solo aumento del gas ma dell’elettricità e anche questo incide, penso ai trasporti via treno dalla Cina.
Certamente, aumentano i prezzi di tutti i trasporti, ma a soffrire maggiormente, è quello su gomma. Il trasporto marittimo, infatti, con tutti i noli che ha a disposizione riesce ad ammortizzare abbondantemente eventuali rincari, mentre l’autotrasporto è più impattato non riuscendo a caricare sulle tariffe i costi maggiorati. Questo scenario genera una situazione di difficoltà generalizzata che impatterà anche sul trasporto ferroviario. Siamo di fronte ad una crisi di sistema.
A proposito di trasporto marittimo, si aggiunge la chiusura del porto di Odessa.
Questo andrà ad incidere ulteriormente sulla irregolarità di questi mesi, cosa che negli ultimi 20-25 anni non si era mai registrata. Le navi, soprattutto i container sono sempre stati puntualissimi e con una cadenza, dal punto di vista dell’ operatività dei porti, molto frenetica, con tempi estremamente scanditi. Oggi questi tempi sono arrivati a triplicare, anche perché saltando alcuni scali, le navi scaricano più container in un porto invece di distribuirli lungo le loro tratte, per mantenere una parvenza di regolarità, generando in realtà esattamente l’opposto, fino al caos generalizzato.
Non solo caos organizzativo e rincaro dell’energia, la minaccia arriva anche dagli attacchi informatici.
La guerra ormai si fa a 5 livelli: cielo, terra, mare, web e spazio.
Negli ultimi anni, di attacchi cybernetici ce ne sono stati parecchi e sono una costante, soprattutto quelli provenienti dalla Russia. Quando lavoravo come segretario generale del porto di Trieste (per due mandati, dal 2015 al 2020 ndr) subivamo moltissimi attacchi di hacker, a tal proposito ricordo i fermi nel 2017 della Maersk e della Cma, nel 2020.
Essendo digitalizzato a tutti i livelli, il sistema in realtà risulta più fragile ed esposto ad attacchi di questo tipo che possono creare danni incalcolabili.
In questo caso la digitalizzazione sembra esservi tornata contro
Sì e questa sensazione di ritorno indietro la vedo anche in questa guerra che stanno combattendo con le trincee, i fucili, i carri armati, i bombardamenti sui civili.
Stiamo assistendo ad una grande potenza che entra in campo direttamente, quando ormai eravamo abituati a guerre per procura. Si tratta certamente di un salto di qualità ma all’indietro.
Sanzioni, anche ripercussioni sui nostri trasporti.
Diciamo che le sanzioni contro la Russia, che esistono da vari anni, avevano già influito sui trasporti marittimi, in Italia come nel resto d’Europa, riducendoli come nel caso del porto di Amburgo. Diciamo che gli effetti sono ormai acclarati da tempo e la tensione si protrae da anni. Ma sappiamo come funzionano le cose: fino a quando le ripercussioni non diventano eclatanti, non se ne parla. Poi c’è stata la pandemia di mezzo che per qualche tempo ha sospeso tutto ma sostanzialmente è dal 2014 che si registra una situazione di tensione in quell’area d’ Europa.
Ora, nuove sanzioni per colpire la Russia avrebbero certamente ripercussioni anche su di noi ma l’Europa sta cercando di graduarle proprio perché non siano completamente autolesioniste. A mio parere, però, sono meglio di una discesa in campo della Nato o di altre forze. La situazione è molto complicata.
Non sappiamo quanto durerà questo conflitto ma, a suo parere, il nostro sistema trasporti quanto potrà reggere?
La nostra tenuta, per me, è già in crisi, perché con il gasolio ai prezzi attuali, l’autotrasporto salterà a breve.
Il trasporto marittimo, vista la grande movimentazione di import- export, potrebbe accusare un impatto minore, almeno sul breve periodo ma ricordiamoci che poi le merci hanno bisogno di essere distribuite sul territorio. Quindi la mia più grossa preoccupazione si rivolge all’autotrasporto, perché se non si trova una modalità per sostenerlo, avremo ripercussioni molto serie, soprattutto per i consumatori, perché è quello che gestisce la distribuzione delle merci nei centri commerciali e nei supermercati, negli ortofrutta e nella catena del freddo. Un problema generalizzato dell’autotrasporto metterebbe quindi in pericolo il sistema economico e la vita quotidiana delle persone.
Il sistema dei trasporti è abbastanza agile per trovare strade alternative?
Vista la situazione morfologica del nostro paese è ben difficile ridisegnare le vie di trasporto. Il nostro territorio è lungo e stretto, costellato di piccoli centri e territori montuosi.
Perché tutto funzioni è necessario un equilibrio tra treni, camion per il trasporto di distribuzione a corto raggio, trasporto marittimo, cabotaggio. Stiamo parlando di un insieme che ha i suoi punti di equilibrio così come quelli di disequilibrio. Se non regge l’anello ultimo della catena che resta l’autotrasporto non c’è alternativa, avremo una grande difficoltà.
I manager della nostra community che si occupano di supply chain e logistica, si trovano a gestire una situazione davvero difficile, qualche consiglio?
Sicuramente ho visto in questo periodo una grande espansione del trasporto via treno anche su tratte molto brevi, questo però non elimina il problema dell’ultimo miglio che può essere svolto solo dall’ autotrasporto. Le merci possono arrivare in treno, per mare o aereo, ma per la distribuzione possiamo affidarci solo ai camion. Anche se si tratta di un comparto che si sta cercando di ridurre, razionalizzare e migliorare, si tratta di un anello fondamentale. Se salta o soffre, come sta avvenendo in questo momento, sarà un problema serio.