Secondo Boston Consulting Group e il World Economic Forum è la supply chain la chiave con cui poter dare una svolta alla lotta contro il climate change. In un recente whitepaper infatti, l’azienda sottolinea come nella maggior parte delle catene di approvvigionamento i costi per arrivare a zero emissioni siano relativamente bassi e che la completa decarbonizzazione si tradurrebbe solo in un aumento del costo finale tra il +1-4%.
Gran parte delle emissioni avvengono nelle fasi “preparatorie” come nei materiali di base, nel trasporto e in agricoltura. E per coloro che lavorano direttamente in questi settori fare un passo verso la decarbonizzazione comporta un impegno estremo. Perché? Prima di tutto, secondo BCG, i partner della supply chain operano in un mercato con margini ridotti e poca facilità di differenziazione. Ma nella maggior parte delle catene – dal food al mondo del fashion fino all’automotive – lo spazio e le occasioni per il “riuso” e l’efficienza non manca. In più, come anticipato, le emissioni generate dai materiali di base rappresentano solo una minima parte del prezzo finale al consumatore. La decarbonizzazione dunque non è costosa per le aziende dal momento che porterebbe a un massimo di +4% sul prezzo finale.
Perché stiamo ancora temporeggiando?
Perché se, dopotutto non sia eccessivamente costosa, siamo ancora tanto indietro nel campo della decarbonizzazione? Perché non è una corsa di 100 m ma una maratona e ci vuole impegno. Gran parte delle aziende non coglie a pieno la portata del problema e soprattutto non è in grado di conteggiare le proprie emissioni di SCOPE 3. Siamo ancora lontano da una trasparenza e visibilità al 100%: in molti casi si hanno ancora difficoltà a conoscere totalmente i propri fornitori.
Le emissioni della catena di approvvigionamento possono essere distribuite tra centinaia di singoli fornitori di livello n (inclusi fornitori e fornitori di fornitori) in molti paesi in tutto il mondo. Come riuscire a tenere le fila del tutto? Con un impegno più intenso con i fornitori, una maggiore istruzione, progetti congiunti e, in alcuni casi, la volontà di impegnarsi in partnership a lungo termine.
Affrontare le emissioni della propria catena
- Creare una base di riferimento per le emissioni e scambiare dati con i propri fornitori
- Fissare obiettivi di riduzione su scope 1, 2, 3 e condividere i dati pubblicamente. Una volta che hanno trasparenza sulle emissioni della loro catena di approvvigionamento, le aziende dovrebbero fissare un obiettivo pubblico di 1,5 ° C, un obiettivo di zero netto, o entrambi, in tutti gli ambiti di emissione e capire cosa significa per le loro attività
- Pensare i prodotti secondo la logica della sostenibilità (anche sui prodotti già esistenti)
- Progettare la catena del valore e la strategia di approvvigionamento per la sostenibilità optando per esempio per il nearshoring
- Integrare le metriche sulle emissioni negli standard di approvvigionamento e monitorare le prestazioni
- Collaborare con i fornitori per lavorare sulle loro emissioni
- Impegnarsi in iniziative di settore per la condivisione delle migliori pratiche, la certificazione, la tracciabilità
- Introdurre una governance a basse emissioni di carbonio per allineare gli incentivi interni e potenziare l’organizzazione.
Le funzioni di approvvigionamento dovranno adeguarsi, così come lo sviluppo del prodotto, la finanza, la strategia e la sostenibilità. I cambiamenti della catena di approvvigionamento avranno successo solo nella misura in cui saranno supportati da obiettivi chiari, finanziamenti dedicati e incentivi di gestione.
Le aziende dovranno fare dunque delle rivalutazioni in tre aree principali:
Geografia: posizionare gli impianti di produzione per i prodotti a minor consumo energetico più vicini al punto di utilizzo finale può ridurre significativamente le emissioni di carbonio generate durante il trasporto.
Prodotti: Le organizzazioni possono scegliere di passare a prodotti e segmenti di mercato a basse emissioni.
Processi: si dovranno reinventare radicalmente i propri processi.
Per riuscire in queste mosse, le organizzazioni vorranno spostare più spese di ricerca e sviluppo in argomenti legati alla sostenibilità e per rendere operativi con successo i loro sforzi di riduzione delle emissioni, dovranno sviluppare nuove capacità su scala trasformativa. Questo sforzo di sviluppo delle capacità deve essere ampio, dotando la maggior parte del personale delle competenze necessarie per comprendere e agire sui dati relativi alla sostenibilità.
La decarbonizzazione della supply chain è una grande opportunità per sostenere la lotta contro il climate change ma richiede tempo e impegno e non tutte le aziende sono disposte a incamminarsi verso questa strada. Coinvolgendo però i fornitori nella creazione di una catena di approvvigionamento net-zero, le aziende possono aumentare il loro impatto sul clima, consentire la riduzione delle emissioni in settori difficili da abbattere e accelerare l’azione per il clima in paesi in cui altrimenti non sarebbe in cima all’agenda.
Forse sarebbe necessaria un’azione collettiva a livello di settore? Tu cosa ne pensi?