Il regolamento sulle materie prime critiche, entrato in vigore il 23 maggio, punta a garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile di risorse essenziali come litio e cobalto. Con obiettivi fissati per il 2030, l’Ue mira a ridurre la dipendenza da paesi terzi e promuovere un’industria resiliente e verde, integrando standard di sostenibilità elevati.
L’industria e le tecnologie per la transizione
La maggior parte delle nazioni sviluppate mira a potenziare la propria base industriale affinché le tecnologie pulite diventino climaticamente neutre entro il 2050. Molte di queste tecnologie vedranno un significativo aumento della domanda di materiali il successo della strategia dei paesi dipenderà dalla disponibilità di alcune materie prime critiche e dalla prevedibilità delle rispettive catene di approvvigionamento da paesi terzi.
A questo proposito da tempo l’Unione europea ha intrapreso una strategia di partenariati con paesi ricchi di risorse per integrare i suoi accordi di libero scambio, ma molte di queste partnership mancano di standard Esg elevati e vincolanti. Se la crescente domanda di materie prime critiche spinta dalla transizione verso l’energia pulita rappresenta un’opportunità per l’industrializzazione verde, gli accordi devono essere strutturati per attrarre investimenti integrando al tempo stesso gli standard di sostenibilità più elevati.
Le materie prime critiche e il ruolo dell’Ue
Lo scopo dell’Unione europea è quindi quello di garantire un approvvigionamento sostenibile, resiliente e diversificato di materie prime essenziali per avere successo nelle transizioni e soddisfare le esigenze di settori europei strategici. A questo proposito lo scorso 18 marzo il Consiglio europeo ha adottato il regolamento che istituisce “un quadro atto a garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime critiche”, meglio noto come regolamento sulle materie prime critiche.
Dal 23 maggio il regolamento sulle materie prime critiche è ufficialmente entrato in vigore nei 27 Stati membri dell’Unione europea con lo scopo di garantire “un approvvigionamento diversificato, sicuro e sostenibile di materie prime critiche per l’industria dell’Ue”. Il fine è quello dell’indipendenza sull’approvvigionamento di materie critiche per il 2030, con un 10% nella fase di estrazione, 40% in fase di raffinazione e 25% in fase di riciclo. Litio, cobalto, manganese, alluminio, terre rare sono infatti risorse che i Paesi dell’Ue acquistano da Paesi terzi rendendosi dipendenti dalle volontà degli Stati da cui importano o dagli equilibri geopolitici fragili degli ultimi anni, esacerbati dall’aspro scontro economico tra Washington e Pechino.
La situazione relativa alle materie prime critiche in Italia
Come sottolinea Andrea Turco su Economia Circolare, per quanto riguarda l’Italia stiamo assistendo a una “sottovalutazione della creazione di una filiera coi fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza”. Nelle rimodulazioni del Pnrr Turco sottolinea come l’attenzione sia concentrata sugli incentivi ai privati e alle imprese e l’unico fondo specifico destinato a un “approvvigionamento responsabile, riciclabile e sicuro di materie prime critiche” sia di soli 50 milioni.
Nell’ambito del programma di Horizon Europe, la Commissione ha già stanziato 500 milioni di euro per progetti di ricerca e innovazione sulle materie prime critiche per superare le sfide future. Ma è necessario che tutti gli Stati membri prendano le giuste decisioni per rimanere competitivi nell’economia digitale e verde, riqualificando i lavoratori europei per garantire che la circolarità, la sostenibilità, la digitalizzazione e le ultime innovazioni anche nel settore delle materie prime critiche.
Sourcing responsabile: gli obblighi e le opportunità per i privati
Il procurement svolge un ruolo fondamentale nella gestione delle materie prime critiche e la legge europea riconosce l’importanza del settore privato in ogni fase del processo offrendo diverse opportunità per le aziende, pur creando nuovi obblighi a cui adeguarsi. Un elemento chiave per garantire la sicurezza della catena di approvvigionamento è la promozione di progetti strategici gestibili dai governi o dal settore privato previa valutazione della Commissione europea in base a una serie di criteri. Qualificare un progetto relativo alle materie prime come strategico offre molteplici vantaggi come un migliore accesso alle opportunità di finanziamento, a meccanismi di riduzione dei rischi per gli investimenti e approvazioni semplificate. La portata degli obblighi per il settore privato ai sensi della legge è generalmente limitata e spetta agli Stati garantire la sicurezza delle loro catene di approvvigionamento.
Tuttavia, l’art. 24 si occupa esplicitamente della “preparazione ai rischi dell’azienda”. Entro il 24 maggio 2025 ed entro 12 mesi da ciascun aggiornamento dell’elenco delle materie prime strategiche, gli Stati membri individuano le imprese operanti nel loro territorio che utilizzano materie prime strategiche e trasmettono l’elenco alla Commissione Ue, dopodiché queste saranno tenute a effettuare una valutazione dei rischi almeno ogni tre anni: una mappatura delle loro catene di approvvigionamento, l’analisi dei potenziali rischi di ricaduta e la valutazione della loro vulnerabilità in caso di interruzione. Se individuano rischi significativi sono tenuti a mitigarli anche diversificando le fonti di materie prime. Regole che si aggiungono al crescente numero di obblighi cui sono soggette le imprese ai sensi del diritto dell’Ue per valutare in modo completo le loro catene di approvvigionamento e determinarne la sostenibilità.