I temi principali che un Cpo si troverà ad affrontare quest’anno – parte prima

Quali saranno le opportunità e le sfide dell’ufficio acquisti nel 2019? Tim Burt riporta su Procurement Leaders il parere di alcuni membri del team.

Nandini Basuthakur, Ceo: dal mio punto di dialogo privilegiato con i membri, i partner e il nostro advisory board, credo che il 2019 vedrà il procurement sempre più riconosciuto in quanto fattore di integrazione critico all’interno del business, ma anche come generatore di valore. Credo che questo avverrà nelle seguenti aree:

  • Dati: il procurement continuerà a prendere decisioni sempre più smart e informate usando dati in tempo reale, analytics predittivi, applicazioni di blockchain e intelligenza artificiale, facendo così progredire il business dell’azienda.
  • Agility per collaborare e connettere: per la funzione crescerà anche l’opportunità di diventare un collaboratore cruciale per l’ecosistema composto da fornitori, clienti, partner, talent pool e stakeholder, dal momento che il cambiamento e l’incertezza continueranno a modellare i mercati.
  • Economia, ambiente e bene sociale: assicurando supply chain sostenibili e trasparenti il procurement diventerà il custode della reputazione del brand e dell’azienda.

Errol Rasit, chief innovation and product officer: il 2019 sarà l’anno del successo digitale. Il procurement risolverà tutti i suoi problemi di pulizia dei dati, o costruirà la massima intelligenza artificiale in grado di risolvere ogni problema di rifornimento? No. Ma potrà identificare aree di vantaggio per riuscire a stare al passo con i bisogni di chi fa business in un mondo in accelerazione costante.

Come sarà possibile tutto questo? Il procurement ha un vantaggio senza paragoni: un punto di vista a 360 gradi della catena di valore, composta dal business, il cliente e la supply chain. Grazie a questa prerogativa, la funzione ha l’abilità di risolvere un’ampia gamma di problemi.

Il procurement userà la tecnologia per attivare il proprio network, orientare i risparmi e, soprattutto, focalizzarsi sui risultati che generano valore al di là del saving, realizzando in definitiva la piena soddisfazione del cliente.

Roseanne Spagnuolo, head of research and insights: credo che nel 2019 vedremo restringersi il distacco tra Cpo e Ceo. Poiché la crescita globale continua a rallentare e le misure protezionistiche sono supportate dalle maggiori economie mondiali, i Ceo guarderanno a metodi nuovi e alternativi per accrescere il fatturato e rimanere competitivi.

Tra gli strumenti più immediati del Ceo per sostenere l’innovazione e la crescita ci sono l’adozione delle tecnologie emergenti e la costruzione delle competenze digitali. Tuttavia, si può fare di più per sbloccare il valore all’interno dell’organizzazione. I Ceo consapevoli inizieranno a porre domande e a proporre sfide all’interno del procurement e della supply chain. Queste sono aree, infatti, dove è possibile attivare il valore latente, soprattutto nelle supply chain globali, che tendono a essere opache e complesse.

Il distacco tra le due funzioni risiede nel fatto che il Ceo non necessariamente comprende la varietà di competenze del procurement e la sua potenzialità di garantire valore per l’impresa, al di là dei risparmi. Questo valore può venire dall’innovazione, dallo sviluppo competenze, dalla protezione della proprietà intellettuale e persino dalle strategie di acquisto. Un direttore acquisti deve essere pronto a condurre discussioni su questi argomenti e a portare approfondimenti rilevanti per orientare le opportunità potenziali. Questo è il ramoscello d’ulivo del procurement nei confronti dell’azienda e l’inizio della funzione #DoingSomethingDifferent.

Qui la seconda parte dell’articolo.