Better Cobalt è un progetto pilota per tracciare la provenienza del cobalto che, dalle miniere della Repubblica Democratica del Congo, arriva ai fornitori di aziende produttrici di tecnologia come Apple o Tesla.
Al progetto partecipano aziende che raffinano, estraggono, forniscono macchinari e veicoli; tra queste la cinese Huayou Cobalt Co., secondo quanto ha dichiarato a Bloomberg Nicholas Garrett, un dirigente di Better Sourcing Program. Il test valuterà la sicurezza in cinque miniere artigianali minori nel Sud-Est del Congo, e, per la prima volta, cercherà di tracciare elettronicamente il percorso del cobalto, separandolo dal metallo proveniente da fonti ignote, ha aggiunto Garrett.
Lo scorso anno, circa il 67% del rifornimento globale di cobalto è stato estratto nella Repubblica Democratica del Congo, dove le miniere sono per un quinto “artigianali”, cioè non conformi alle leggi e pericolose per i lavoratori. Già nel 2016 Amnesty International aveva denunciato in un report che aziende cinesi, principali destinatari del cobalto estratto in Congo e fornitrici di Apple e Samsung, comprano la materia prima da miniere che impiegano bambini nel processo estrattivo. (Bloomberg)
Lo scorso anno, Apple ha pubblicato per la prima volta una lista dei fornitori di cobalto usato nelle proprie batterie, e ha dichiarato che non avrebbe inserito nella propria supply chain materia prima proveniente da miniere congolesi di piccola dimensione finché non avesse potuto verificare le condizioni di lavoro. (Bloomberg)
Il progetto tutelerebbe gli acquirenti finali dal rifornirsi di cobalto estratto in modi eticamente scorretti. Incidenti come il lavoro minorile o crolli nelle miniere sarebbero immediatamente visibili su una dashboard accessibile ai partecipanti lungo tutta la supply chain, incluso l’acquirente finale del cobalto. «Questo livello di generazione dei dati è senza precedenti nel contesto delle miniere artigianali. Stiamo essenzialmente creando un’impronta digitale», ha dichiarato Garrett. Infine, lo scopo è migliorare ulteriormente il monitoraggio con la tecnologia blockchain, ha dichiarato. (The Financial Times)
Secondo Reuters, per la prima volta la tecnologia blockchain verrà utilizzata per tracciare la provenienza del cobalto. Gli sviluppatori del progetto pilota sperano che la tecnologia blockchain, già impiegata nell’industria dei diamanti, possa aiutare a tracciare i passaggi della supply chain più delicati per gli utilizzatori finali.
Il progetto, non ancora pubblico, prevedrebbe che ogni sacco di cobalto sigillato abbia un’etichetta digitale inserita in blockchain tramite un cellulare, insieme a informazioni quali peso, data, orario ed eventualmente una foto. Nel passaggio successivo, un commerciante che acquista il sacco registra i dettagli su blockchain, e questo procedimento viene ripetuto finché il minerale non raggiunge la fonderia, in modo da lasciare una traccia immodificabile del viaggio del cobalto, consultabile da acquirenti a valle della catena di fornitura o da terze parti. (Reuters)
I produttori di tecnologie come cellulari e auto elettriche sono sempre più alla ricerca di questa materia prima, che permette alle batterie di funzionare. Con l’aumento registratosi negli ultimi anni nella produzione di auto elettriche, questo metallo è diventato particolarmente ricercato, con un conseguente aumento del suo prezzo di mercato che ha superato gli 80mila dollari per tonnellata al London Metal Exchange.
La batteria di uno smartphone contiene circa 5-20 grammi di cobalto, mentre quelle dei veicoli elettrici hanno bisogno fino a 14kg di questo metallo. Secondo Cru Group, entro il 2030 saranno in circolazione circa 30 milioni di veicoli elettrici. La richiesta di cobalto, oggi stimata intorno alle 110mila tonnellate l’anno, dovrebbe triplicare per allora. (Il Sole 24 Ore)
Bloomberg New Energy Finance ha stimato che verrà venduto un milione di auto elettriche quest’anno. Secondo un report del gruppo, volendo sostituire i miliardi di auto in circolazione con motori Tesla, sarebbe necessario il doppio delle riserve di cobalto attualmente conosciute nel mondo. Un cambiamento altamente incisivo nella supply chain di questo settore. Oltre alla Repubblica Democratica del Congo, altri giacimenti si trovano in Canada, Cina, Russia e Australia. In Ontario si sta indagando un nuovo filone, ma ci vogliono anche decenni per avviare la produzione di una miniera, perciò non è una soluzione immediata al problema del rifornimento. (Bloomberg)
Apple è preoccupata del fatto che la sua supply chain possa restare a corto di questa materia prima, tanto che sta pensando di trattare direttamente con gli estrattori di cobalto, saltando il passaggio dei fornitori, secondo quanto riporta Bloomberg. Apple è uno dei maggiori utilizzatori finali di cobalto per le batterie nei suoi dispositivi, ma fino ad ora l’acquisto della materia prima veniva delegato ai suoi fornitori di batterie.