Jody Rowe, Director di Promitheia Procurement, in un articolo sul blog di Procurious tenta di collegare il procurement con la Gig economy, partendo dal fatto che nel 2020 le aziende di tutto il mondo hanno rivisto i propri modelli operativi, funzione procurement compresa. Tra le domande che ci si è posti in questi mesi si trovano: come lavorare, con chi lavorare e qual è un modello operativo efficace. In questo contesto fluido e aperto a nuove possibilità si inserisce la gig economy, quell’economia che permette di lavorare in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento, senza dipendere in modo continuativo da un’azienda ma, al contrario, con prestazioni lavorative temporanee e a chiamata.
Oggi si deve avere una mentalità più aperta che preveda collaborazione di gruppo, consulenza da esterni e la creazione di una rete globale. Tutto questo cambiamento però dovrebbe avvenire mantenendo i costi bassi e fornendo valore reale. Possibile? Le aziende potrebbero ridurre la propria impronta fisica a favore di una forza lavoro diversificata, flessibile e di talento, “a chiamata”?
Secondo Jody Rowe, il fatto che, nonostante molte aziende abbiano ridimensionato e bloccato le assunzioni, siano riuscite a operare in modo efficace significa che c’è stata una sottoutilizzazione delle risorse nella fase pre-pandemia e che una volta superata la crisi, le aziende si sposteranno ancora di più verso la gig economy per soddisfare le loro esigenze di contratti a breve termine e lavoro freelance.
La gig economy conviene?
Affidarsi a esperti esterni all’organizzazione non richiede, lato azienda, il miglioramento delle competenze degli stessi dal momento che in genere sono specialisti nel proprio campo e godono anche di flessibilità oraria e di luogo, oltre a possedere un maggiore entusiasmo per la possibilità di passare da un progetto all’altro. A tal fine la digitalizzazione deve essere necessariamente un processo interno all’azienda, dal momento che l’accesso ai talenti globali deve essere garantito e ben collaudato. Il processo è molto semplice: sul sito dedicato basta inviare una richiesta, ottenere riscontro con una proposta di prezzo e completare il lavoro. Semplice, no?
Perché non applicarla anche nel procurement?
Jody Rowe, in quanto fondatrice di Promitheia Procurement, lo strumento online che offre alle aziende l’opportunità di lavorare con professionisti di procurement per progettare e soddisfare le loro esigenze specifiche, ritiene che questo cambiamento sarebbe fondamentale per continuare a fornire valore all’interno della funzione nella gestione del rischio, governance e gestione della spesa.
Il procurement potrebbe trarre vantaggio da una piattaforma digitale di lavoro occasionale ? Tra i benefici raccoglierebbe talenti da tutto il mondo, accelererebbe le prestazioni, migliorerebbe l’accesso a professionisti dell’approvvigionamento che possono così risparmiare tempo e denaro.
E voi cosa ne pensate? Offrireste i vostri servizi come freelance?