Il mondo dell’e-commerce è indubbiamente un mercato complesso e competitivo, specialmente negli ultimi anni dove grazie alle innovative tecnologie sviluppate è divenuto possibile connettere tra loro parti e interlocutori fino a ora solo in teoria comunicanti, un processo su scala mondiale e di enorme rilievo che ha di fatto modificato i tratti della gestione aziendale.

Questa evoluzione digitale ha aperto dunque moltissime opportunità per le singole aziende e per i relativi responsabili degli uffici acquisti, in quanto ha prima di tutto focalizzato l’attenzione su alcuni comparti che presentano alti gradi di miglioramento e sui quali tutte le società dovrebbero riflettere: tra questi vi è certamente la questione della disponibilità immediata della merce per il compratore, un requisito peraltro fondamentale per gestire un’attività online di successo.

Avere il prodotto sempre pronto in magazzino è infatti sintomo di efficienza aziendale e motivo di soddisfazione per il cliente, mentre al contrario non disporre della merce al momento della richiesta porta come logico a diversi problemi di immagine e non solo: si potrebbe infatti andare incontro alla perdita dell’ordine ed eventualmente anche del cliente, specialmente in caso di simili episodi ricorrenti o nel caso non venga avvisato tempestivamente della situazione. Subentra quindi l’inevitabile gestione dei successivi reclami con allegato spreco di tempo e risorse altrimenti utili, così come il rischio di dover affrontare nel periodo successivo un numero maggiore e forse non sostenibile di consegne in particolare nel caso vi siano ancora disguidi per la disponibilità. Infine esiste anche la possibilità di ricevere un reso dal compratore, il quale essendo passati i limiti pattuiti non ha più bisogno della merce.

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Un altro aspetto che in passato ha creato diversi problemi alle aziende di e-commerce nell’ambito della gestione delle disponibilità è poi il continuo aumento dei codici prodotti indicati nei siti e nelle piattaforme online, un tema caldo anche per colossi inaffondabili della rete come Amazon: la creatura di Jeff Bezos infatti possiede al momento oltre 500 milioni di prodotti tra cui gli utenti possono scegliere, con altrettanti codici da gestire e una mole immensa di merci da muovere per tutto il mondo, e si tratta ovviamente di dati che ogni giorno crescono esponenzialmente. D’altro canto inevitabilmente aumentando l’offerta aumenta anche la possibilità che i prodotti vengano acquistati, e anche muovendosi su basse quantità ma applicate su scala mondiale il risultato in fatturato può essere anche stupefacente, motivo per cui sempre più realtà stanno cercando di ottimizzare questo fondamentale comparto.

Come dimostrato da Amazon e altre realtà simili comunque questo innovativo modello strategico e commerciale non solo funziona ma garantisce anche una diversificazione dell’offerta unica: se infatti in passato era l’opposto, si tentava di raccogliere gran parte del fatturato in pochi grandi ordini relativi a beni di assoluto prestigio, oggi invece in un mondo sempre connesso si tende a orientarsi verso ordini anche di poche unità ma in grado di coprire un’utenza enorme dislocata in tutti i Paesi del mondo. “Vendere più del meno”, questa è la filosofia dietro la teoria della long tail (la lunga coda), un’espressione coniata nel 2004 dalla nota rivista Wired e poi attuata in pratica da colossi come appunto Amazon o il più recente Netflix. Da allora questa filosofia si è certo dimostrata vincente, e ha permesso ad alcune aziende di raggiungere anche il 50% del fatturato con ordini di questo tipo basati su piccole quantità ma grande capacità distributiva. In questo modo è possibile realmente ottimizzare la propria logistica in maniera pratica ed efficiente, con un risultato che nel medio e lungo termine potrebbe portare anche a esponenziali crescite in termini di fatturato.