Il Circularity Gap Report 2024 realizzato dalla Circle Economy Foundation rileva come il consumo di materiali vergini da parte dell’economia globale continui ad aumentare: 500 miliardi di tonnellate di materiali solo negli ultimi sei anni. Quasi quanto l’intero XX secolo, a dimostrare che gli obiettivi non si stanno traducendo in azioni. La percentuale di circolarità è passato dal 9,1% nel 2018 al 7,2% nel 2023, registrando una contrazione del 21%. Quale ruolo può svolgere il procurement per invertire la rotta?
I dati sulla circolarità
Il report di quest’anno conferma il trend in discesa evidenziato lo scorso anno con un tasso di circolarità globale fermo al 7,2%, dopo essere calato dal 9,1% del 2018 all’8,6% del 2021. In pratica, su 100 miliardi di tonnellate di materiali consumati ogni anno dall’economia globale, solo il 7,2% sono materie prime seconde. Il resto è tutto materiale “vergine”.
La biomassa, uno dei flussi di materiali che sfuggono a stime affidabili, per il momento è lasciata fuori dalla percentuale del Circularity Gap. Ma in ogni caso le stime preoccupano nonostante le difficoltà di raccogliere tutte le informazioni a livello globale. I ricercatori di Circle Economy insieme a Deloitte hanno però deciso di passare dalla teoria alla pratica redigendo una roadmap globale con azioni mirate e urgenti come politiche, strumenti finanziari e riforme nel campo del lavoro e della formazione verso un mondo più circolare.
Come agire
Il rapporto spinge i governi, le industrie e la finanza a passare alle pratiche che incentivano la circolarità e penalizzare quelle dannose. Esorta ad adeguare le politiche fiscali per far sì che i prezzi includano i costi sociali e ambientali di un prodotto o servizio e a finanziare soluzioni circolari in modo che possano sostituire l’economia lineare. Il rapporto si concentra in particolare su soluzioni circolari per alcuni settori critici, come il sistema alimentare, le costruzioni e l’industria manifatturiera, ed è ulteriormente diviso per tre profili diversi di Paesi: le nazioni ricche, i Paesi a medio reddito e quelli a basso reddito.
Le nazioni ricche, nonostante contengano il 17% della popolazione mondiale consumano il 25% delle materie prime e hanno una “material footprint” di 22,6 tonnellate pro capite l’anno (più di quattro volte quella dei Paesi poveri) e producono il 43% delle emissioni globali. I Paesi a medio reddito ospitano il doppio della popolazione dei Paesi ricchi e hanno una “material footprint” di 17 tonnellate l’anno a persona. Infine i Paesi a basso reddito ospitando quasi la metà (46%) della popolazione globale e hanno una “material footprint” di 5 tonnellate pro capite l’anno e contribuiscono con una quota del 17% alle emissioni globali. Tra le contromisure adottabili nei Paesi a basso reddito il rapporto afferma che i governi dovrebbero dare priorità allo sviluppo basato sulla circolarità, nei Paesi a medio reddito promuovere processi industriali circolari e infine nei Paesi ricchi spostare i modelli di consumo.
Il ruolo del procurement
Si stima che sarà proprio l’economia circolare a contribuire a ridurre le emissioni di gas serra del 40%, generando quasi 2 milioni di posti di lavoro con un mercato che potrebbe raggiungere 2-3 miliardi di dollari nei prossimi anni. La circolarità è il concetto chiave e l’economia circolare è il sistema che mette in pratica questo concetto. In questo contesto il procurement circolare è legato a entrambi gli aspetti, perché i beni acquistati devono essere progettati e realizzati secondo principi circolari ma è anche necessario concordare il “sistema” in cui le merci vengono prodotte, consegnate, utilizzate e riutilizzate.
È quest’ultima serie di aspetti che garantisce che il prodotto non sia circolare solo dal punto di vista tecnico, ma che tutti i partner della catena del valore svolgano le loro attività secondo gli stessi principi e valori. In questo processo gli aspetti tecnici del prodotto sono il più possibile circolari, tenendo conto delle politiche di manutenzione e restituzione al termine del periodo di utilizzo, oltre a includere incentivi finanziari per garantire un uso circolare.
All’interno di un’economia circolare, le risorse vengono riutilizzate quasi all’infinito. Particolare attenzione è rivolta all’utilizzo delle risorse nei processi di approvvigionamento e al fine di incoraggiare l’uso circolare è inoltre importante concordare le condizioni d’uso, nonché l’applicazione e la rifabbricazione dei prodotti o dei componenti durante e dopo il loro primo ciclo di vita tecnico. Ciò ha conseguenze profonde anche sull’organizzazione del processo di approvvigionamento e sui ruoli della funzione acquisti, dei fornitori e dell’intera catena del valore.