Un recente rapporto di Deloitte, R-Evolution STEM. Le competenze tecnico-scientifiche per il futuro del lavoro segnala una carenza di competenze legate alle discipline STEM (science, technology, engineering and mathematics). Con la rivoluzione dell’AI la formazione specifica viene percepita come una necessità ed emergono nuove richieste (skill e professionalità). Una ricerca che offre qualche spiegazione anche allo shortage di talenti del procurement.

La ricerca sulle competenze

Secondo i risultati del sondaggio di Deloitte pubblicato a inizio marzo, in Italia solo il 27% degli studenti è iscritto a percorsi d’istruzione terziaria in ambito STEM – che comprendono le categorie di ingegneria, architettura e urbanistica, scienze matematiche, fisiche e informatiche, scienze biologiche e biotecnologie e delle lauree di tipo economico-statistico. Il dato scende al 10% considerando le donne STEM sul totale della popolazione studentesca. Uno dei problemi rilevati dalla ricerca è l’idea diffusa che le discipline STEM siano “difficili”. Questa è la risposta del 21% degli studenti intervistati, mentre il 24% degli studenti e il 23% fra i giovani occupati riconosce l’importanza delle STEM per lavorare alla decarbonizzazione e alla transizione verde. Una volta nel mondo del lavoro, prevalgono i giudizi positivi e un intervistato su due (50%) si ritiene molto o abbastanza soddisfatto.

Il sondaggio cita inoltre il rapporrto Anpal-Unioncamere sulle previsioni dei fabbisogni occupazionali per il periodo 2023-2027, in cui si prevede in Italia una notevole carenza di offerta di lavoratori soprattutto nel settore delle lauree. “A fronte di un fabbisogno annuo in questi ambiti stimato intorno a 115.000 unità, si prevedono solo 100.000 neolaureati disponibili in questi settori annualmente. Nello specifico, si prevede che mancheranno almeno 8.500 laureati nelle discipline economico-statistiche e altri 6.200 nei vari campi STEM”. Tra il 2023 e il 2027, inoltre, si prevede “un’intensificazione della domanda di competenze green e digitali, con un conseguente skill gap nel mercato del lavoro. Il possesso di competenze green sarà richiesto a circa 2,4 milioni di lavoratori, che rappresentano oltre il 65% del fabbisogno del quinquennio”.

Le carenze STEM come spiegazione dello shortage di talenti procurement

Come riportato da Cpo strategy, il cambiamento dei requisiti, lo spostamento demografico e le nuove tecnologie stanno contribuendo a creare una carenza di talenti nel procurement. Quanto più il procurement diventa critico per l’impresa moderna, tanto più le crepe nel pool di talenti cominciano a manifestarsi. Nella trasformazione tecnologica e digitale l’istruzione e lo sviluppo dovrebbero essere il focus principale nella mente di chiunque cerchi di costruire una funzione di approvvigionamento di successo e strategica.

Le aziende più piccole senza le risorse per competere potrebbero prendere in considerazione l’esternalizzazione delle proprie funzioni di procurement, coinvolgendo terze parti come un’azienda potrebbe assumere un team legale o una società di consulenza gestionale. Servono anche modalità efficaci per incoraggiare una transizione più agevole da una generazione a quella successiva, la promozione di culture positive e la creazione di opportunità di sviluppo e di avanzamento salariale. Tutti aspetti importanti non solo per attrarre nuovi talenti, ma anche per mantenerli.

Nuove e vecchie professionalità

Da un recente sondaggio di Accenture condotto su 3.400 dirigenti di alto livello è emerso che solo il 27% afferma che le proprie aziende sono pronte a crescere con l’intelligenza artificiale generativa. Le aziende di tutti i settori, dal personale ai semiconduttori, stanno assumendo attivamente responsabili dell’intelligenza artificiale, che dovrebbero svolgere un ruolo importante nel guidare le aziende mentre il panorama continua a evolversi rapidamente. Quello dell’AI officer è diventato un lavoro molto più familiare per il mondo aziendale poiché le aziende cercano indicazioni su come utilizzare l’intelligenza artificiale, una tecnologia relativamente nuova, per risparmiare tempo e aumentare la produttività. Ma alcune aziende non sono sicure di cosa comporti questo ruolo e se sia necessario. Inoltre, trovare qualcuno adatto al ruolo non è semplice.

Come scrive Business Insider, i compiti richiedono una miscela di competenza tecnica, visione strategica e leadership a livello esecutivo un leader che comprenda gli strumenti di intelligenza artificiale attualmente esistenti e come applicarli a diverse parti della loro attività. Le aziende dovrebbero pensare al ruolo di AI officer come un’espansione del chief data officer o del chief innovation officer in modo da capire come utilizzare l’intelligenza artificiale a livello sistemico. La creazione di una strategia di intelligenza artificiale che possa essere applicata a tutta l’azienda può essere ciò che determina se un’azienda verrà lasciata indietro, ha affermato.

IA come opportunità

Seguendo i dibattiti sulla rivoluzione dell’intelligenza artificiale si può essere portati a pensare che le macchine saranno presto in grado di fare quasi tutto ciò che fanno gli esseri umani. “Ci saranno solo due tipi di lavori in futuro: quelli che dicono alle macchine cosa fare e quelli a cui le macchine dicono cosa fare“, ha scritto John Thornhill sul Financial Times citando un venture capitalist. L’IA generativa sta già minacciando diversi lavori e ne minaccerà altri in futuro.

Ma secondo Thornhill, le previsioni di un’apocalisse del lavoro sono antistoriche e quasi certamente sbagliate perché “ignorano l’esperienza passata con le nuove tecnologie, le dinamiche di adattamento della società, le possibilità di innovazione creativa e il peso della demografia”. Dovremmo quindi considerare l’IA come un’opportunità, piuttosto che come un’emergenza, perché offrirà la possibilità di estendere la rilevanza, la portata e il valore delle competenze umane a un maggior numero di lavoratori e, sostiene ancora Thornhill, di ricostruire la classe media. Abbracciare questa opportunità attraverso una formazione trasversale all’uso delle nuove tecnologie permetterà di accrescere le competenze ed emancipare attraverso l’IA e altre innovazioni un sempre maggior numero di persone, in modo tale che l’IA sia al servizio delle persone e non viceversa.