Il cambiamento climatico è oggi una delle principali minacce per la stabilità delle catene di approvvigionamento globali. L’aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi meteorologici estremi pone un rischio significativo, con effetti a lungo termine sia sulla produttività sia sulla disponibilità di risorse. Il recente Supply Chain Resilience Report 2024 del Business Continuity Institute (BCI), sponsorizzata da Zurich Resilience Solutions, conferma che quasi tutte le organizzazioni percepiscono il rischio climatico come una priorità nei prossimi cinque anni.
Eventi recenti: le alluvioni in Spagna
Un esempio lampante è rappresentato dalle gravi alluvioni che hanno colpito Valencia e altre regioni della Spagna orientale a ottobre 2024. Con una quantità di pioggia annuale concentrata in sole otto ore, queste inondazioni hanno causato oltre 200 vittime, danneggiato infrastrutture e interrotto i trasporti ferroviari e stradali. Queste aree ospitano hub logistici critici, come centri di distribuzione per i settori automobilistico e manifatturiero, nonché aree agricole chiave per l’Europa. La ricostruzione e il ripristino delle vie di trasporto richiederanno tempi significativi, con effetti a catena su numerosi settori economici.
Lezioni apprese dalle catastrofi climatiche
Secondo il rapporto, il principale effetto delle interruzioni è la perdita di produttività (dichiarato dall’80% delle organizzazioni intervistate), seguita da disservizi e reclami dei clienti. Gli eventi climatici estremi, come le alluvioni, mettono in evidenza la necessità di migliorare la visibilità delle catene di approvvigionamento. Questo implica l’uso di strumenti di mappatura e modellazione climatica per identificare i fornitori critici e le aree vulnerabili a fenomeni meteorologici estremi.
Differenze regionali nella preparazione
Le organizzazioni in Asia mostrano una maggiore consapevolezza del rischio climatico rispetto a quelle europee, grazie alla frequenza più elevata di disastri naturali nella regione. In Europa, quasi metà delle aziende non integra ancora il rischio climatico nei propri piani di supply chain, sebbene vi sia un crescente impegno a farlo. Questo evidenzia la necessità di un approccio più proattivo e globale per affrontare le minacce future.
Strategie di mitigazione per il futuro
Secondo il rapporto, per costruire catene di approvvigionamento più resilienti, le aziende devono adottare strategie preventive:
- Diversificazione dei fornitori per ridurre la dipendenza da aree geografiche vulnerabili.
- Ottimizzazione delle scorte per rispondere rapidamente alle interruzioni.
- Collaborazione con partner critici per migliorare la comunicazione e affrontare le emergenze.
- Utilizzo di analisi dei rischi climatici attraverso strumenti tecnologici avanzati e valutazioni assicurative.
Queste strategie, insieme a una maggiore attenzione alla sostenibilità delle infrastrutture, sono essenziali per garantire la continuità operativa in un contesto di rischi climatici crescenti. In particolare, porti e altre infrastrutture costiere, cruciali per il commercio globale, dovranno affrontare investimenti significativi per adattarsi a fenomeni come l’innalzamento del livello del mare e tempeste sempre più violente. Tuttavia, le soluzioni attuali sono spesso costose e temporanee, richiedendo un approccio più sistemico e collaborativo.
Un richiamo all’azione
Con il cambiamento climatico destinato a intensificarsi, è fondamentale che le aziende riconoscano i rischi e agiscano ora per proteggere le loro operazioni. Non si tratta solo di limitare le perdite economiche, ma di preservare la fiducia dei clienti e la reputazione aziendale, garantendo al contempo una maggiore sostenibilità delle attività globali.