Se la visibilità della catena di approvvigionamento era complicata prima ancora della pandemia, i blocchi e le restrizioni globali hanno evidenziato l’incertezza con i fornitori a monte.
Le turbolenze generate dalla situazione di emergenza hanno portato alla luce la volontà sempre più stringente delle aziende di rafforzare le relazioni con i principali fornitori per creare una supply chain che sia agile, flessibile e trasparente.
La necessità di stringere relazioni profonde con i fornitori
In una ricerca di benchmarking del 2021 sull’industria del fashion, apparsa su Supplychaindive, l’83% delle aziende di moda intervistate ha dichiarato di voler incrementare i rapporti con i propri fornitori. Nel dettaglio, dall’analisi comparativa sono emerse altre quattro necessità considerate, per chi più chi meno, cruciali per le aziende interpellate:
– Enfatizzare le caratteristiche di reattività e flessibilità nell’approvvigionamento (70%)
– Adottare più strumenti digitali e tecnologici nell’approvvigionamento (53%)
– Effettuare ordini di approvvigionamento in quantità inferiori (43%)
– Chiedere ai fornitori prezzi più bassi (27%)
Dati interessanti che confermano l’esigenza delle aziende di voler gestire al meglio le varie fasi di approvvigionamento, aumentando così la profittabilità del proprio business.
In questo senso la trasparenza dei dati diventa un presupposto fondamentale per prendere decisioni informate in tempo reale.
Incrementare le soluzioni digitali
Dati accurati, precisi e puliti costituiscono le fondamenta per la digitalizzazione.
Tuttavia, man mano che le aziende ricercano relazioni più profonde con i propri supplier, scoprono che le informazioni vitali non sono disponibili in forma digitale all’interno o all’esterno delle loro aziende.
Anche nelle aziende tecnologicamente più avanzate, le informazioni sui fornitori sono raccolte in fogli di calcolo Excel e diapositive PowerPoint, all’interno delle quali non è possibile condividere o analizzare dati su larga scala.
In mancanza di un database centralizzato le aziende non riescono quindi a ottimizzare i costi di spesa con i fornitori chiave, nonostante gli investimenti in attività di due diligence o di onboarding.
Quali sono dunque le possibili strade da percorrere per massimizzare la digitalizzazione della supply chain?
La cosiddetta supply chain 4.0 stravolge il modello tradizionale di gestione lineare della catena di approvvigionamento, al fine di ottimizzare le attività per far fronte in maniera flessibile ad eventuali criticità.
Secondo uno studio condotto dal Council of Supply Chain Management Professionals (CSCMP) e ToolsGroup, sono tre le principali ragioni che spingono alla digitalizzazione della supply chain: al primo posto, la capacità di recepire l’evoluzione dei comportamenti e delle aspettative dei clienti (44%). Al secondo, la necessità di potenziare l’automazione per concentrare il team su attività differenti dal valore aggiunto maggiore (43%) e al terzo un desiderio generale dell’azienda di migliorare le proprie prestazioni (42%).
Come è emerso dall’edizione 2021 di InTrust Day, l’evento annuale dedicato ai temi e ai protagonisti dell’innovazione digitale, è necessario ripensare le piattaforme e i meccanismi di approvvigionamento in un’ottica di resilienza e di efficienza organizzativa puntando su tecnologie quali Machine Learning, IoT e realtà aumenta.
Ecco che per le aziende diventa di vitale importanza adottare modelli operativi costituiti da elevati standard di automazione e da una tracciabilità end-to-end.
Implementare le tecnologie digitali per ogni fase della produzione, aggregando tutti i dati all’interno di una ben strutturata torre di controllo della supply chain è il primo passo per garantire, in tempo reale e veloce, la visibilità su ciascuno dei processi interni, offrendo così maggiori vantaggi a tutti i partner commerciali.