Il 2021 sarà un anno di transizione secondo McKinsey che in un recente articolo, “The next normal arrives: Trends that will define 2021—and beyond”, afferma che i prossimi 12 mesi saranno un terreno fertile per la ripresa e un momento, forse, di luce. Per non farsi trovare impreparati, l’azienda di analisi ha preparato una lista con i principali trend che definiranno l’anno appena cominciato e che influenzeranno l’economia globale. Parliamo di aspetti che ogni business dovrà conoscere e a cui si dovrà adattare, perché è sempre tutto in continua evoluzione. Non possiamo permetterci di rimanere indietro.

 

Trend 2021 per i business della nuova normalità

#1 Il ritorno della fiducia dei consumatori

Come in tutte le recessioni economiche, ad un certo punto, la domanda si risveglia e il revenge shopping si scatena. Lo dimostra la Cina che per prima ha sconfitto la pandemia e ha registrato fin da settembre un ritorno della produzione ai livelli prepandemici. Anche l’Australia segue questa scia tanto che la spesa per beni e servizi è cresciuta del 7,9%.

Le persone torneranno a spendere anche in Europa non appena si sentiranno sicure, e questo dipenderà da Paese a Paese.

#2 Il viaggio per piacere vince sul viaggio di lavoro

Il caso della Cina rende chiaro questo aspetto: i voli interni, a partire dal terzo trimestre del 2020, erano già in aumento. La fiducia sulla sicurezza ha portato sempre più cinesi a spostarsi tanto che i voli nazionali hanno quasi raggiunto i livelli prepandemici. Sul viaggio di lavoro, invece, ci si sta sempre più ponendo un interrogativo: è davvero necessario? Le videochiamate e gli strumenti di collaborazione che consentono il lavoro a distanza, ad esempio, potrebbero sostituire alcune riunioni e conferenze in loco.

Come insegna la storia, inoltre, il viaggio di lavoro internazionale ci mette molto più tempo per riprendersi rispetto a quello di piacere: dopo la crisi finanziaria del 2008/2009, il primo ha impiegato 5 anni per la ripresa, due il secondo. I viaggi d’affari regionali e nazionali probabilmente saranno quelli che ricominceranno più facilmente: alcune aziende e settori vorranno tornare alle vendite di persona e agli incontri con i clienti non appena possibile. Difficile predire quello che succederà ma, ciò nonostante, se da una parte il viaggio di piacere è stimolato dalla curiosità e il divertimento – aspetti  che non smettono mai di caratterizzare l’uomo, dall’altra, l’uso costante e ampio della tecnologia, ci ha dimostrato che è possibile cambiare strutturalmente l’approccio precedente al viaggio di lavoro.

#3 La crisi ha scatenato innovazione e la nascita di nuovi imprenditori

In questo ultimo periodo le aziende si sono concentrate più che mai sulla digitalizzazione, dal servizio clienti online allo smart working, dalla reinvenzione della catena di fornitura all’IA. Allo stesso ritmo stanno nascendo anche piccole imprese negli Stati Uniti (anche costituite da una sola persone): solo nel terzo trimestre del 2020, negli Stati Uniti sono state registrate più di 1,5 milioni di nuove applicazioni aziendali, quasi il doppio rispetto allo stesso periodo del 2019.

In Europa invece non ha visto nulla di simile forse perché la strategie è stata quella del mantenimento del posto di lavoro e non del reddito. Ciò nonostante la Francia ha visto 84.000 nuove formazioni di imprese a ottobre,  il 7 e il 20% in più rispetto allo stesso mese del 2019. La Germania ha anche visto un aumento delle nuove imprese rispetto al 2019, idem per il Giappone.

#4 Accelerazione verso la quarta rivoluzione industriale

L’accelerazione dell’uso della tecnologia ha portato a una produttività senza pari. Il Covid ha dato una spinta a una maggiore alla transizione verso l’Intelligenza artificiale e la digitalizzazione in generale, non senza pressioni ovviamente. Questa crisi ha posto una sfida ambiziosa alle aziende che da un giorno con l’altro hanno dovuto adattarsi alla nuova realtà: da un’iniziale reazione allo shock, ora questo nuovo modo di approcciarsi alla tecnologia deve trasformarsi in un sistema automatico e inserito nelle dinamiche aziendali a tutti gli effetti. La crisi è stata un buon modo per riconfigurare le proprie operation e per trasformarle; da ciò la produttività potrà solo che beneficiarne.

#5 Le attività di consumo cambieranno per sempre

In Europa, l’adozione globale del digitale è quasi universale (95%), rispetto all’81% all’inizio della pandemia. In tempi normali, arrivare a quel livello avrebbe richiesto dai due ai tre anni.

I maggiori aumenti si sono verificati in paesi che in precedenza erano stati relativamente cauti riguardo agli acquisti online. Germania, Romania e Svizzera, ad esempio, avevano i tre tassi di penetrazione online più bassi prima della crisi del COVID-19. In generale 9 paesi su 13, tra quelli intervistati da Mckinsey, hanno rivelato che almeno due terzi dei consumatori hanno provato nuove tipologie di acquisto. Questo però ci deve portare a pensare anche che con l’online non sempre poi il consumatore rimane fedele a un marchio, anche perché non tutti sono rimasti al passo con questo cambiamento. La tendenza però sembra questa e quindi sarà necessario, per chi ancora non lo ha fatto, pensare una strategia di vendita digitale prima che sia troppo tardi.

#6 Riequilibrio e spostamento delle supply chain

Il Covid ha rivelato la vulnerabilità delle lunghe e complesse catene di fornitura di molte realtà. Non appena un problema riscontrava un problema e un’azienda chiudeva la mancanza di componenti o parti si ripercuoteva sull’intera produzione. Ora, dopo che abbiamo imparato la lezione, è arrivato il momento del riequilibrio. Le aziende hanno studiato a fondo quello che succedeva lungo le loro catene e hanno scoperto 3 aspetti:

  1. le interruzioni non sono insolite: un arresto si potrebbe verificare in media ogni 3,7 anni.
  2. le differenze di costo tra paesi sviluppati e in via di sviluppo si stanno assottigliando
  3. non tutte le realtà sanno cosa succede nella parte inferiore della catena

Questo non significa che da un momento all’altro ogni business riporterà in parte o tutta la propria produzione entro i confini nazionali ma sicuramente dovranno iniziare a farsi domande sulla  sicurezza e sulla resilienza per avere una visione più ampia sulla questione.

#7 Il futuro del lavoro

Lo smart working si è inserito nella nostra quotidianità lavorativa in maniera inaspettata e, ad oggi secondo McKinsey, si stima che oltre il 20% della forza lavoro globale potrebbe lavorare per la maggior parte del tempo lontano dall’ufficio e essere altrettanto efficace. Questo non sta succedendo solo per il Covid ma anche perché i progressi in automazione e digitalizzazione hanno reso chiaro che lavorare da casa è possibile e molto più semplice di quanto si pensi.

Le aziende dovranno prendere decisioni sugli immobili, sulla progettazione del posto di lavoro (in termini di spazio tra le scrivanie, bagni e sanificazione), sulla formazione e sullo sviluppo professionale. Si dovrà riconsiderare sistematicamente ciò che il lavoro in ufficio e l’ufficio come spazio significa per l’organizzazione.

#8 Verde e marrone diventano i colori della ripresa

L’Unione Europea prevede di dedicare circa il 30 percento del suo piano da 880 miliardi di dollari per il piano di crisi COVID-19 a misure relative ai cambiamenti climatici, inclusa l’emissione di almeno 240 miliardi di dollari in green bonds.

L’imperativo per le imprese è chiaro: da una parte, devono rispondere alle preoccupazioni di sostenibilità degli investitori e, dall’altra, devono agire per limitare i rischi climatici e rendere i loro investimenti di capitale più resilienti al clima e diversificare la propria supply chain.

#9 Il capitalismo degli stakeholder entra in gioco

Si tratta di un modello nel quale le aziende dovrebbero comportarsi in modo corretto: pagare le tasse, eliminare la corruzione, sostenere i diritti umani lungo le proprie filiere e promuovere una parità di condizioni di lavoro per esempio. Nato negli anni ’70 e tornato alla ribalta dopo la crisi finanziaria globale, ha recentemente ripreso piede con la crescente attenzione alle questioni ambientali, sociali e di governance da parte degli investitori e dei consumatori.

Niente di tutto ciò significa che le aziende dovrebbero evitare di perseguire il profitto. Secondo McKinsey in sostanza “è un modo per costruire la fiducia, il “capitale sociale”, di cui le aziende hanno bisogno per continuare a fare affari”.

Ad oggi, in questa fase a metà tra la ripresa e il vuoto, in cui abbiamo il vaccino ma il numero dei casi è in aumento, McKinsey conclude affermando che con una buona leadership, da parte delle aziende e dei governi, i trend descritti potrebbero fornire una base solida per la nuova normalità da un punto di vista di produttività, sostenibilità, innovazione e resilienza.