Le grandi aziende americane si trovano a fronteggiare una guerra commerciale a lungo termine che potrebbe obbligarli a spostare la propria produzione fuori dai confini cinesi, con importanti ripercussioni sulla loro supply chain.

Dopo l’annuncio, nei giorni scorsi, da parte del governo cinese di imporre dazi fino al 10% su 75 miliardi di dollari di prodotti statunitensi e del 25% su auto e componentistica in due trance tra settembre e dicembre, Donald Trump non ha atteso a farsi sentire. Dal 1° ottobre, i dazi su 250 miliardi di dollari di beni industriali cinesi per il mercato americano passeranno dal 25% attuale al 30% e dal 10% al 15% su quasi 300 miliardi di dollari in beni di consumo made in China. A farne le spese saranno comunque le aziende americane ai quali il Presidente ha chiaramente ordinato di abbandonare la Cina e di riportare entro i confini nazionali le loro società avviando la loro produzione made in Usa. Un’impresa non semplice da compiere dal momento che muovere una supply chain complessa richiede non solo tempo ma ingenti costi.

Una questione che comunque rimane ancora aperta visto che Pechino sembra dare segnali di apertura per un eventuale accordo anche se avverte che potrebbe adottare nuove misure per tutelare la sua economia se Washington dovesse imporre ulteriori dazi.