Nelle scorse settimane il rapporto del consorzio Energy Union Choices aveva apertamente disilluso le aspettative di Bruxelles riguardanti l’obiettivo 30% per le energie rinnovabili inserito nella strategia 2030 e proposto dalla Commissione Europea. Secondo la EUC infatti la proposta parte sin dall’inizio da presupposti sbagliati: i dati impiegati come base delle proiezioni dell’esecutivo Ue sarebbero troppo vecchi, inficiando di conseguenza l’ambizione comunitaria sul fronte delle energie rinnovabili. Nella pratica però il giudizio del consorzio può essere brevemente riassunto nella seguente affermazione: oggi le tecnologie alternative seguono trend di decurtazione dei prezzi tali da rendere il target 2030 (27% di fonti rinnovabili nei consumi Ue) facilmente superabile prima della scadenza impostata. Insomma nonostante la poca attenzione ai dati dimostrata da Bruxelles le prospettive paiono rosee al momento.

Per dimostrarlo si pensi che che negli scorsi giorni Maroš Šefčovič, vicepresidente della Commissione Europea e responsabile dell’Energy Union, ha rivelato ai giornalisti che Buxelles è pronta ad aggiornare le proiezioni energetiche a lungo termine, arrivando probabilmente fino al 30% di consumi rinnovabili entro l’anno 2030. “I costi per raggiungere l’obiettivo del 27% e del 30% sono all’incirca gli stessi”, ha dichiarato Šefčovič, affermando che il calo dei prezzi delle tecnologie pulite “è avvenuto in un brevissimo periodo. Pertanto, abbiamo accolto volentieri la richiesta del Parlamento europeo di aggiornare la nostra modellizzazione, nella speranza che ciò possa facilitare i negoziati sulla nuova direttiva REDII, il provvedimento di riferimento”. L’analisi iniziale dell’Esecutivo presupponeva che entro il 2030 sarebbero state necessarie ancore parecchie sovvenzioni per le fonti rinnovabili, con costi di produzione stimati intorno ai 130 euro per megawattora, ma le ultime aste in Danimarca, Germania e Spagna hanno dimostrato il contrario.

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La strada comunque non è ancora in discesa, infatti ora la preoccupazione di Bruxelles dovrebbe essere quella di riuscire a mediare tra gli eurodeputati e gli Stati membri: la Commissione Ambiente (ENVI) e quella dell’Industria (ITRE), le due voci dell’Europarlamento a cui spetta la competenza sulla materia, hanno chiesto di puntare a un 35% di energie rinnovabili nei consumi comunitari 2030, stabilendo obiettivi nazionali che siano vincolanti. Dall’altra parte, i 28 Stati sembrano opporsi a qualsiasi reale impegno o innovazione in tal senso, ma le ultime indiscrezioni sulla posizione predominante all’interno del Consiglio europeo rivelano a riguardo la volontà (più che comprensibile) di annacquare gli obiettivi attraverso un approccio alternativo: in pratica i Paesi potrebbero incamminarsi verso gli obiettivi 2030 senza dover raggiungere soglie precise anno per anno, ma beneficiando di una flessibilità che permetterebbe di deviare dalla traiettoria.

 

Fonte: Rinnovabili.it