Si è tenuta a Bruxelles, il 22 marzo, la conferenza della Commissione europea Financing sustainable growth.
Al centro della discussione, i principi del piano d’azione per rendere la finanza più sostenibile, presentato l’8 marzo 2018 dalla commissione, sulla base del report finale di un Gruppo di alto livello, istituito nel 2016.
L’idea fondamentale emersa durante lo svolgimento dei lavori è che la transizione verso un’economia sostenibile non è soltanto una questione etica: ignorare il fattore ambientale è un rischio che la finanza non può permettersi. I cambiamenti climatici, che oggi provocano l’innalzamento del livello degli oceani o lo scioglimento della calotta polare, hanno un impatto anche sull’economia. «La supply chain potrebbe venir interrotta dal clima estremo, il business in generale ne risentirebbe. Le imprese non possono permettersi di ignorare questi rischi», ha dichiarato Michael Bloomberg, presente alla conferenza in qualità di inviato speciale del segretario generale delle Nazioni Unite. Rispetto alla decisione del governo di Trump di uscire dall’accordo di Parigi, Bloomberg ha commentato: «Negli Stati Uniti non è solo il governo a decidere per quanto riguarda le emissioni di anidride carbonica, sono soprattutto i sindaci, i governatori, i direttori aziendali e i cittadini. Gli americani rimangono impegnati, vogliamo rispettare gli accordi, non importa cosa accade a Washington».
Jyrki Katainen, Vice presidente della Commissione europea per il Lavoro, la crescita, gli investimenti e la competitività, ha in seguito presentato gli obiettivi del piano d’azione, tra i quali quello che almeno il 40% degli investimenti infrastrutturali del Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici siano diretti a progetti che contribuiscano al raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi per combattere il cambiamento climatico. «La commissione vuole promuovere approcci innovativi negli investimenti finanziari», ha dichiarato.
La conferenza è proseguita con un confronto tra i vari attori coinvolti nel progetto di trasformazione auspicato dal piano. Alexander R. Wynaendts, chairman e Ad di Aegon, ha dichiarato: «Si tratta dei soldi dei nostri clienti, quindi è necessario fornire un vantaggio fiscale, una politica di tasse che non sia un disincentivo». Gli obiettivi di questo cambiamento di paradigma, a suo parere, sono tre: «reindirizzare i capitali verso iniziative che tengano conto del fattore ambientale, inserire nel risk management la sostenibilità, aumentare la trasparenza».
Nel pomeriggio, Valdis Dombrovskis, Vice presidente della Commissione europea, ha presentato i punti del piano d’azione: per prima cosa, a maggio verrà presentata una proposta di legge per una tassonomia unificata Ue che stabilisca cosa è green e cosa no, per aiutare gli investitori a riconoscere i prodotti finanziari sostenibili. In seguito, sulla base di questa classificazione, verranno realizzati degli standard Ue con etichette per i green bond o i fondi di investimento sostenibili.
Inoltre, verrà chiarito che i consulenti finanziari devono informarsi sulle preferenze dei clienti in materia sostenibilità. Il risk management dovrà tenere conto dei rischi ambientali dovuti al cambiamento climatico, i quali possono avere un forte impatto nel lungo termine. Nella proposta legislativa di maggio, si cercherà anche di stabilire doveri di investitori e asset manager. Verranno modificati i requisiti prudenziali delle banche, e le aziende verranno incoraggiate a essere più trasparenti sui propri principi in materia di sostenibilità. Per sviluppare le funzioni chiave del progetto, verrà istituito un gruppo di esperti tecnici.
Christian Thimann, membro del High-Level Expert Group sulla finanza sostenibile e Senior executive di Axa, ha spiegato la sfida insita in un cambiamento di paradigma che coinvolge il lungo termine, quando la finanza ha più spesso a che fare con il breve termine, poiché considera soprattutto i fattori di liquidità, negoziabilità e uniformità. Invece, l’economia green deve puntare su tre requisiti diversi: la qualità, che verrà garantita dalla tassonomia, il coinvolgimento del management delle istituzioni finanziarie, e l’integrazione della sostenibilità nella catena di investimenti.
Oltre al fattore temporale, a suo parere, anche il fattore geografico è importante. «Per una finanza sostenibile dal punto di vista sociale, è necessario portare i capitali nelle regioni. L’agricoltura è un settore molto interessante in cui investire, il modello intensivo non è sostenibile nel lungo periodo», ha dichiarato.
Jella Benner-Heinacher, Presidente di Better Finance, ha sottolineato l’importanza della qualità dei fondi Esg, che devono comunque essere competitivi rispetto agli altri prodotti finanziari. «Gli investimenti sostenibili non sono senza rischi, gli investitori devo essere informati. Bisogna fissare dei benchmark oggettivi, oppure potrebbero esserci dei registri in cui si vede per cosa è usato il flusso di capitali».
Per Bolund, Ministro dei mercati finanziari svedese, ha espresso la propria preoccupazione per gli ambiti della finanza non ancora regolati, come quello delle criptovalute. «Dobbiamo assicurarci che ci sia stabilità in tutti i settori della finanza, non solo quelli tradizionali», ha dichiarato, aggiungendo che «la tecnologia blockchain può aiutarci nella transizione verso una finanza più sostenibile».
Altre soluzioni discusse sono state la tassa sui combustibili, che in Svezia è la più alta al mondo ma, secondo Per Bolund, non ha intaccato la competitività dell’economia nazionale, e la necessità di scoraggiare le opportunità non sostenibili.