In tutta Europa – e negli ultimi giorni anche in Italia – si stanno moltiplicando le proteste degli agricoltori per le politiche agricole dell’Unione Europea. La catena di supermercati belga Colruyt ha comunicato che le proteste hanno causato un blocco delle forniture.

Manifestazioni diffuse

Gli agricoltori di numerosi paesi europei stanno da tempo manifestando attraverso il blocco di strade e autostrade, per esprimere il loro malcontento nei confronti di salari, tasse e regole ecologiche. Le proteste si sono estese dalla Polonia e dalla Romania alla Francia e alla Germania. Nell’ultima settimana questo è successo anche in diverse parti d’Italia.

Il malcontento degli agricoltori in tutta Europa evidenzia le sfide nelle catene di approvvigionamento alimentare. Le manifestazioni sono continuate, soprattutto in Francia, mentre i coltivatori protestano contro quella che chiamano concorrenza sleale dall’estero e chiedono più aiuti finanziari e meno burocrazia. Tra le proteste, l’UE ha ritardato i piani che richiederebbero agli agricoltori di lasciare più terreni incolti per migliorare la biodiversità.

Le cause della protesta degli agricoltori

I sistemi alimentari contano per un terzo delle emissioni globali di gas serra e se non saranno trasformati contribuiranno a un riscaldamento di 2,7°C entro la fine del secolo rispetto ai periodi preindustriali. Per questo motivo negli ultimi anni molti regolamenti sono stati approvati anche in ambito europeo, contestualmente al Green New Deal. Ma queste politiche sono state oggetto di critica soprattutto nell’ultimo periodo,

Numerosi gruppi di agricoltori europei criticano le politiche agricole dell’Unione, soprattutto le norme contenute nella Politica agricola comune (Pac) e relative a vincoli e incentivi per non coltivare il 4% dei campi a favore e così favorire la biodiversità. I costi degli agricoltori soprattutto legati a energia, fertilizzanti e trasporti sono aumentati in molti paesi dell’UE, in particolare dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel febbraio 2022. Questo ha portato a diverse deroghe alle politiche agricole, che ora dovrebbero entrare in vigore. Queste sono considerate eccessivamente ambientaliste e poco attente alle necessità dei lavoratori. Gli agricoltori in particolare sono contrari ai cosiddetti cibi sintetici e chiedono ai governi di mantenere alcune agevolazioni fiscali a favore degli imprenditori agricoli, che sono in difficoltà a causa dell’aumento dei costi di produzione.

Le prime interruzioni

Le proteste hanno causato anche qualche interruzione nelle supply chain, soprattutto in Belgio a causa delle manifestazioni attorno alle sedi dell’Unione europea. Inoltre, i centri situati a Ollignies, Ghislenghien e Halle, nel Belgio centro-occidentale, che riforniscono i negozi di Colruyt di prodotti freschi e surgelati, alimenti secchi, acqua e bevande, non sono stati accessibili. “Al momento, le scorte sono ancora disponibili nei nostri negozi (ma) è inevitabile che i prodotti alla fine manchino dagli scaffali”, ha comunicato Colruyt in una dichiarazione, aggiungendo che è difficile prevedere stime definitive sulle tempistiche. “Colruyt Group si è sempre concentrata il più possibile sull’approvvigionamento locale e ci riesce bene per molte categorie”, ha affermato la catena di negozi, aggiungendo di comprendere le preoccupazioni degli agricoltori, ma di non vedere i blocchi come una soluzione.

Come riportato da Reuters, Colruyt Group opera nei settori food e non food in Belgio, Francia e Lussemburgo, con oltre 700 negozi di proprietà e circa 580 punti vendita affiliati, e impiega più di 32.000 dipendenti nei mercati in cui opera. La sua unità di vendita al dettaglio di prodotti alimentari che opera in Belgio e Lussemburgo ha generato 3,54 miliardi di euro di entrate nella prima metà dell’anno finanziario 2023-2024. Se le proteste non si fermeranno, probabilmente vedremo altre interruzioni in tutta Europa.