Un recente studio del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep) afferma che i rifiuti non raccolti raggiungeranno probabilmente le 1,6 miliardi di tonnellate entro il 2050 e l’unico modo per risolvere il problema è l’implementazione di pratiche circolari, che potrebbero ridurre i costi del trattamento dei rifiuti con minor consumo di energia, creazione di posti di lavoro e riduzione delle emissioni di gas serra. L’economia circolare mira a prolungare la vita dei prodotti e riutilizzare risorse, contrastando l’economia tradizionale, ma è necessaria la progettazione per ridurre l’impatto ambientale.
L’ultimo rapporto Unep
Secondo l’ultimo studio dell’Unep nel 2023 il mondo ha generato 2,3 miliardi di tonnellate di rifiuti urbani, mentre la quantità di rifiuti non raccolti a livello globale potrebbe raggiungere 1,6 miliardi di tonnellate entro il 2050. Come scrive Tiziano Rugi sulle pagine di Economia Circolare, una nuova ricerca del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep), realizzato insieme alla International Solid waste association (Iswa) e presentato durante la sesta sessione dell’Assemblea delle Nazioni Unite sull’Ambiente a Nairobi sottolinea come la produzione dei rifiuti stia aumentando in modo esponenziale.
“Le discariche di tutto il mondo sono responsabili del 20% delle emissioni del più potente gas serra, il metano, che viene rilasciato quando i rifiuti organici come gli scarti alimentari si decompongono, mentre il trasporto e il trattamento dei rifiuti generano anidride carbonica che riscalda il pianeta”, scrive Tiziano Rugi su Economia circolare. E secondo alcune ricerche citate nel rapporto tra 400,000 e un milione di persone muoiono ogni anno per malattie collegate a una gestione inappropriata dei rifiuti.
Economia circolare e green
Adottare un’economia circolare è quindi sempre più urgente. Ma questa economia è diversa da un’economia verde e alcune misure di sostenibilità potrebbero non qualificarsi affatto come circolari. Invece di un sistema in cui le risorse vengono estratte, trasformate in prodotti e poi diventano rifiuti, l’economia circolare aumenta la durata di vita dei prodotti e riutilizza le materie prime, dando nuove prospettive.
Serve un approccio incentrato sui sistemi che coinvolga processi industriali e attività economiche che sono riparativi o rigenerativi fin dalla progettazione, abilitando le risorse utilizzate in tali processi e attività per mantenere il massimo valore il più a lungo possibile e puntare all’eliminazione degli sprechi. Il World Economic Forum spiega che in un’economia circolare adeguatamente costruita ci si dovrebbe concentrare sull’evitare a tutti i costi la fase di riciclo, il che significa che la chiave è prevenire i rifiuti. Perché il riciclo è solo la fine del percorso, mentre un’economia circolare efficace va a monte per affrontare i potenziali problemi nelle fasi iniziali evitando consumi non necessari.
Implementare la circolarità
La prevenzione della produzione di rifiuti, nonché i metodi di smaltimento e trattamento migliori potrebbero limitare, secondo il rapporto, i costi netti annuali entro il 2050 a circa 270 miliardi di dollari. In un modello economico più circolare l’aumento della prosperità non è automaticamente legato all’aumento dei rifiuti. Secondo il rapporto, questo potrebbe comportare un guadagno economico netto di oltre 100 miliardi di dollari all’anno tra minore consumo di energia, riutilizzo dei prodotti, creazione di milioni di posti di lavoro legati alla circolarità, come previsto dalla International Labour Organization (ILO). Oltre naturalmente un clima più vivibile ed ecosistemi più sani.
Durante la fase di progettazione dei prodotti, dove si delineano le scelte fondamentali, si origina la maggior parte degli impatti ambientali. È quindi essenziale garantire che i prodotti e i materiali siano concepiti per il riutilizzo, la riparazione e la rigenerazione per ridurre significativamente la necessità di nuovo materiale. L’adozione di misure di riprogettazione, riparazione o rigenerazione potrebbe anche ridurre le emissioni di gas serra in alcuni settori del 79-99%, con un impatto significativo sull’ambiente. Questo sottolinea l’importanza cruciale della visione e della funzione procurement, con il Chief procurement officer (Cpo) chiamato a promuovere pratiche di progettazione sostenibile e circolare all’interno delle organizzazioni insieme ad altre funzioni e partner.
Alla prossima edizione del Sustainable Procurement Summit parleremo dei numeri della green economy, del ruolo strategico della funzione Acquisti nella transizione ecologica e del rapporto fondamentale tra procurement e sustainability manager 🍃
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