A giugno 2020 Cdp, EY e Luiss Business School hanno rilasciato un white paper sul settore automotive dal titolo “Automotive e Covid-19: scenario, impatti e prospettive” . Il settore in Italia genera direttamente un fatturato di 52 miliardi di euro, 106 miliardi se si considerano anche le attività indirette. Tra i paesi europei sicuramente il nostro paese ha subito più di altri la crisi: con il primo lockdown di marzo 2020, il calo nelle vendite mensile registrato è pari all’85%, arrivando poi al 98% ad aprile. In due mesi il mercato ha registrato un -18% rispetto al totale delle auto vendute in tutto il 2019.

La competitività del settore è superiore rispetto a quella del comparto manifatturiero in generale, secondo le stime ISTAT infatti l’indice di competitività è del 122, 7 contro il 100 della manifattura nel complesso. La filiera dell’automotive italiana vanta un’eccellenza nella produzione di autoveicoli di alta gamma e commerciali e anche un ruolo importante per i suoi distretti della componentistica. A questo si aggiunge anche la capacità di penetrare nei mercati internazionali: l’Italia è lo Stato che contribuisce maggiormente alla filiera automotive tedesca.

Ripensare e rinnovare la filiera automotive italiana

Secondo lo studio sono 4 i pilastri sui quali delineare il nuovo piano per la filiera automotive.

Politiche di breve periodo per garantire la business continuity 

Sarà necessario provvedere con misure fiscali e finanziarie di emergenza a sostegno della liquidità di tutte le componenti di filiera. Si dovranno anche implementare misure di sostegno al lavoro e alla domanda che, a livello globale, subirà una perdita del volume di affari tra il 20-40%.

Per questa ragione si potranno predisporre incentivi rafforzati per veicoli privati e aziendali e incentivare la rottamazione di auto usate da coprire con un’offerta sul mercato di prodotti ibridi, elettrici o plug-in. Si potrebbero anche prevedere incentivi per i produttori a condizione di riportare in Italia le attività di ricerca e sviluppo della componentistica avanzata e produzione. Infine per stimolare gli acquisti si dovrebbero promuovere nuove strategie di vendita contro la riduzione degli stock di veicoli verso i dealer e sviluppare piani di marketing e promozioni che ricreino fiducia nei consumatori.

Ripensare la filiera automotive italiana

  • Finanziare la ricerca pubblica e lo sviluppo di progetti innovativi da parte delle istituzioni pubbliche
  • Supportare l’innovazione e la ricerca degli attori privati della filiera con l’impegno di concentrare la ricerca e produzione di nuovi modelli in Italia
  • Orientare i finanziamenti verso nuovi modelli di mobilità
  • Attrarre investimenti diretti esteri
  • Sviluppare fonti di approvvigionamento alternative per esempio attraverso il reshoring
  • Sviluppare incentivi per favorire l’aggregazione di operatori di settore, soprattutto nel comparto della componentistica in modo che faccia sistema e possa competere sui mercati internazionali
  • Fidelizzare la propria customer base con un’esperienza di acquisto smart e che metta il cliente al centro. Gli strumenti digitali saranno un must d’ora in poi.

Mobilità sostenibile e trasporto pubblico 

  • Favorire la crescita del trasporto collettivo e condiviso, evitando l’uso di mezzi non sostenibili
  • Sviluppare partnership verticali e orizzontali tra gli attori dell’ecosistema, coinvolgendo anche start up innnovative

Ricerca, università e formazione

  • Investire sulla formazione dei manager in azienda, orientandola verso l’innovazione dei modelli di business e la capacità di analisi dei dati e forecasting.
  • Essere in grado di entrare in sinergia con università, politecnici, centri di ricerca e studi privati per essere attrattivi come Paese e per sviluppare nuove tecnologie, leadership e per rafforzare a livello internazionale l’identità della filiera
  • Erogare programmi di formazione continua per allineare nel lungo termine le skill richieste dal mercato con quelle del lavoro

 

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