Se l’Italia saprà sfruttare le giuste leve, nel 2022 porterà le importazioni provenienti dai paesi avanzati a quota 76,9 miliardi. Questo è uno degli elementi emersi durante la conferenza “esportare la dolce vita” organizzata da Confindustria, di cui potete leggere in modo più approfondito in un articolo pubblicato sul nostro portale.
Secondo il Ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, l’Italia dovrebbe guardare alla Germania, dove le esportazioni in rapporto al Pil hanno raggiunto il quota 50% e non fermarsi all’attuale 30%.
Come fare per raggiungere questo obiettivo? Qual’è il ruolo del governo? e quello delle imprese?
I settori moda e food, vedi il recente accordo tra Ice e la statunitense Walmart, possono avere più facilità a fare breccia nei mercati esteri, quali sono le maggiori sfide negli altri campi?
In Italia oltre il 90% sono microimprese che hanno difficoltà a competere in mercati ormai diventati liquidi e glocali ( globali e locali ).
Senza essere strutturati adeguatamente, con governance manageriale, presenza territoriale, differenziazione proposta e network ecosistemico è difficile poter competere nelle esportazioni solo con le vecchie leve prezzo – flessibilità e qualità.
Soprattutto con domanda stagnante interna che una volta era da traino alle imprese.
Un’evoluzione che passa da cambiare anche la propria cultura e mentalità che non può essere più artigianale.
Le sfide non sono imitare altri paesi ma comprendere quanto di meglio possiamo fare Noi, tagliare i costi per esempio non basta se non agisci anche sui waste complessivi dell’organizzazione ( Toyota Way ).
Alberto Claudio Tremolada